Le Energie Rinnovabili – Fuga dal Capitale

di Juanne Pili.

Ecco un possibile piano, sintesi di quanto le energie rinnovabili combinate possono rendere meno traumatico l’abbandono delle risorse fossili.

sviluppo_sostenibile1Occorre una visione di insieme di tutte le tecnologie possibili, in effetti, se le prendiamo singolarmente, non potremmo ricavarne molto, in certi casi addirittura, potremmo peggiorare le cose.

Biocarburanti: OGM per aumentare il rendimento delle colture in modo da utilizzare ridotti spazi agricoli. Può funzionare se la cultura degli orti urbani verrà incentivata e diffusa, onde separare il settore alimentare da quello industriale in modo netto. I motori Flex esistono già, del resto Ford debuttò in modo analogo prima di mettere in commercio il famoso Modello T.

Solare ed Eolico: Buone prospettive di sviluppo se associati alla preesistente rete idroelettrica e vengono applicati accumulatori meccanici – come appunto le dighe già impiegate dalla rete e le celle a combustibile. L’ICT, ovvero la tecnologia informatica, specialmente sfruttando il web come modello, può dare un contributo immenso al coordinamento delle emissioni ed al monitoraggio di produzione e consumi da parte di ogni singolo cittadino/famiglia. Infine riguardo l’eolico confidiamo in un pregiudizio più attenuato delle future generazioni riguardo l’impatto ambientale; infondo anche la Torre Eiffel, non ebbe molti fan inizialmente. Quando guardiamo i mulini a vento, nessuno pensa che si stanno ammirando degli impianti industriali.

Gasdotti ed Inceneritori: Se e solo se;

1. Vengono concepiti come tappe transitorie a scadenza nota.

2. Gestiti dal popolo, non da privati, in nome del vero interesse generale.

3. Devono prevedere quindi una partecipazione delle comunità locali, che ospitano gli impianti, alle opportunità di impiego e incasso degli utili.

4. Il ricavato dovrà essere interamente investito sulla ricerca per aumentare il rendimento delle fonti rinnovabili; specialmente il fotovoltaico ed i biocombustibili prodotti attraverso l’uso di batteri transgenici.

5. Assunzione di lavoratori locali.

Biomasse


Per biomassa si intende una forma di energia ricavata dall’agricoltura.

ciclo-delle-biomasseDurante la fotosintesi clorofilliana, di giorno, le cellule delle piante immagazzinano l’energia del sole assorbendo anidride carbonica e rilasciando, come prodotto di scarto, ossigeno. La notte l’energia immagazzinata viene spesa attraverso il processo inverso. Le piante, oltre a permetterci di respirare, sono anche preziosi serbatoi di energia solare, pazientemente immagazzinata in grandi quantità nei loro tessuti. Noi non possiamo ancora eguagliare i prodigi della clorofilla, ma ci stiamo lavorando.

I biocombustibili (biodisel ed etanolo):

«Tra le più promettenti fonti rinnovabili … 4milioni di tonnellate, con una crescita del 66% … anche questo settore è dominato dalla Germania (copre circa la metà della produzione), mentre la produzione italiana è sempre più diretta all’esportazione».

Inizialmente si è partiti con l’etanolo, il comune alcol etilico del vino, addizionabile per il 20% alla benzina senza bisogno di modificare il motore. Attraverso dei motori adattati (cfr. il Flex in Brasile) è possibile far andare un’auto interamente ad etanolo. Il problema è che la resa è scarsa: occorrerebbe tornare ad una situazione preindustriale, in cui il 90% della popolazione era formata da contadini, tutti dediti a produrre i vegetali necessari alla produzione di biocarburante. Per l’esattezza si tratta di barbabietole, mais, canna da zucchero e affini. Vegetali che crescono solo in determinate latitudini. Si possono però impiegare altri vegetali come la colza, la soia, il girasole, la palma e certi tipi di alghe; lavorandone l’olio si ottiene il biodiesel, ma le rese sono ancora più scarse, vale anche in questo caso l’opzione di addizionarlo al diesel comune, ma ancora non ci siamo.

Si è parlato di mais OGM, il quale aumenterebbe la resa del 50%, ma ci sarebbe il problema del “copyright”, a meno che il “brevetto” della pianta non sia gentilmente rilasciato dalla multinazionale di turno al pubblico dominio. Il ché è poco probabile. Senza contare che in questo modo si continuerebbe a delocalizzare le colture a tutto svantaggio dei paesi poveri, specialmente in quelli dove la morte per denutrizione è ancora una tragica realtà.

A venire in nostro aiuto saranno invece i batteri: Sfruttando il loro metabolismo avremmo a disposizione l’efficienza della fotosintesi clorofilliana, ridurremmo i costi per la lavorazione chimica e, cosa ancor più importante, avremmo un considerevole incremento della resa e del numero di vegetali impiegabili. Questi esseri infatti potrebbero aiutarci a produrre biocarburanti anche dai residui agricoli, quali paglia, erbacce, legno, eccetera. Senza contare poi i vantaggi dal punto di vista ecologico.

I batteri possono essere impiegati anche per la produzione di biogas. Trattasi dei batteri metanigeni, i quali sono capaci di trasformare le sostanze fermentate (che servono a fare i biocarburanti già citati) in metano e anidride carbonica. Alcuni studiosi dell’ Università di Berkeley hanno effettuato degli studi promettenti col batterio escherichia coliche vive nell’apparato intestinale dei mammiferi, uomo compreso. I loro risultati sono stati pubblicati nella rivista Nature.

escherichia coliL’impiego di questo batterio sarà possibile anche per la produzione di biodiesel. Per questa lavorazione, oltre a colture e residui agricoli, si possono impiegare anche le deiezioni animali degli allevamenti intensivi e gli scarti dei mattatoi e dell’industria agroalimentare, come caseifici e pastifici. I vantaggi sono tanti: dall’impiego nelle centrali elettriche – che oggi funzionano coi combustibili fossili – alla conseguente riduzione delle emissioni inquinanti.

Oggi questo tipo di biotecnologie sono già una realtà, e si stanno gradualmente facendo strada; per adesso le biomasse vengono utilizzate in gran parte nella produzione di energia attraverso la loro combustione, nei famigerati inceneritori. In attesa che il buon escherichia coli conquisti il mondo, salvandoci dal picco del petrolio, assieme ai suoi amici fotovoltaico ed eolico, l’unica alternativa agli inceneritori è Napoli: a chi giova l’incapacità di eliminare i rifiuti in modo efficiente? Ai malati di tumore non arriva niente, ma per l’industria della mafia, il terrorismo della disinformazione è un grande business. Come mai in Spagna troviamo inceneritori nei centri cittadini? senza picchi di malattie polmonari o tumorali, e senza che la gente scenda coi forconi.

C’è da dire comunque che sempre di inquinamento si tratta; non è che siccome inquinano anche le auto, allora i rischi per la salute diminuiscono. Il danno più grande è quando si tagliano i fondi alla ricerca, permettendo così, di trasformare una tappa necessaria in soluzione definitiva. Ancora una volta si sente il peso di una classe politica arrogante e gradassa, che si isola dalle masse per celare la propria ignoranza e inadeguatezza, di fronte ad un periodo storico che esige un cambiamento, dove lo status quo comincia a sgretolarsi.

Tecnologia a Idrogeno


Oggi la rete elettrica tradizionale viene tenuta in funzione dal nucleare, dall’idroelettrico o dal gas metano. Entro questo decennio potremmo dire addio al metano; del nucleare non se ne parla proprio – per fortuna.

AutoRifornitaAdIdrogenoOccorre anche cambiare il modo in cui la rete viene concepita, passando dall’attuale modello centralizzato (grandi centrali che “trasportano” l’energia agli utenti) ad un modello decentralizzato, con una delocalizzazione della produzione. Si impone anche in questo campo la filosofia peer to peer: ogni utente o Lan (rete locale di utenti) potranno, attraverso gli impianti fotovoltaici ed eolici, scambiare energia con le centrali principali.

Vi sono degli ostacoli: sia fotovoltaico che eolico sono energie intermittenti (non sempre il cielo è limpido, non sempre è giorno, né si può avere sempre il vento) e la quantità di energia impiegabile, senza per questo causare dei blackout si ridurrebbe al 10%; le centrali tradizionali continuerebbero a dover sostenere la rete per il 90%. A venire in nostro aiuto saranno due tecnologie combinate tra loro: le celle a combustibile (alimentate a idrogeno) e l’informatica, in special modo attraverso il fenomeno di internet. Anche i batteri faranno la loro parte, come vedremo dopo.

L’idrogeno non si trova in natura allo stato puro, per questo non è classificato come fonte energetica, bensì come tecnologia, in quanto prodotto spendendo altre fonti, quali il metano, gli idrocarburi o l’elettrolisi dell’acqua. Scartiamo le prime fonti, che porterebbero al rilascio di CO 2 con rese talmente basse da rendere più logico l’impiego diretto della combustione di metano e idrocarburi; passiamo direttamente all’elettrolisi, che scinde l’acqua rilasciando ossigeno. Ecco quindi che l’eolico ed il fotovoltaico entrano in gioco nella produzione di idrogeno dall’acqua; non ci sarebbe nemmeno bisogno di convogliare l’ossigeno di scarto, perché nell’atmosfera ne esiste e si rigenera ancora in abbondanza. Non dimentichiamo che l’elettrolisi costa energia, sottratta alla rete, e che le leggi della termodinamica non sono un dogma, ma un dato di fatto: dobbiamo tenerlo presente. Così l’ossigeno viene fatto reagire con l’idrogeno prodotto nelle celle producendo in questo modo altra energia, il prodotto di scarto sarà invece altra acqua, magari calda, per il nostro scaldabagno; considerate quindi l’importanza strategica di lasciare che questa risorsa rimanga
pubblica; una priorità da difendere ad ogni costo.

Abbiamo spiegato come l’intermittenza di eolico e fotovoltaico sia limitante per il funzionamento della nostra rete (cfr. articolo linkato a inizio paragrafo); ebbene, le celle a combustibile serviranno proprio ad accumulare l’energia di queste due fonti, non consumata dall’utente, elargendola in modo uniforme a tutta la rete – la stiamo producendo, quindi verrà detratta dalla bolletta – in questo modo si ha anche una motivazione per preoccuparsi di non sprecarla.

Anziché pagare il servizio, sarà il servizio a pagare noi, e magari ci scappa un week end da brivido con l’utente della cella a combustibile accanto. In questo modo si andrebbe ben oltre quel 2% di fabbisogno energetico, che fanno sembrare – erroneamente – le energie rinnovabili una mera utopia.

autonomia energeticaVa spiegato infatti, che queste percentuali striminzite non si riferiscono alla quantità di energia producibile, bensì ai limiti che l’intermittenza, la discontinuità ed il conseguente rischio blackout, pongono al loro utilizzo al massimo della loro potenza, ch’è enorme
.

D’altro canto, esaltare un uso dell’idrogeno come fonte energetica è altrettanto sbagliato, in quanto al limite si tratta di un vettore o tecnologia, infatti per ottenerlo si spende il medesimo tipo di energia e per essere vantaggioso si dovrebbe rilanciare il nucleare. A tal scopo molti politici usano l’idrogeno come tentativo mascherato di indorare la pillola di uranio. E’ stata questa la strada scelta da George W. Bush, per esempio; forti sospetti anche riguardo Romano Prodi. Questo è quanto afferma Hermann Scheer nel suo
studio Autonomia Energetica, di cui vale la pena riportare un passo:

«Una delle applicazioni dell’idrogeno è lo stoccaggio di quelle energie rinnovabili che non sono disponibili in una delle forme accumulabili, oppure non sono accumulabili in un altro modo più vantaggioso. L’idrogeno è un metodo di stoccaggio ideale tutte le volte che si presenta una sola trasformazione e nessuna nuova infrastruttura … E’ interessante anche la possibilità di ricavarlo dalla biomassa … questa sarebbe la variante “biologica” dell’idrogeno – Inoltre, prosegue Scheer – La maggior parte delle molte conferenze degli ultimi anni sull’idrogeno e sulle celle a combustibile punta soprattutto a questa soluzione: sfruttare il fascino e la simpatia diffusa nei confronti dell’idrogeno per rimettere in gioco l’energia nucleare».

Insomma non si può andare oltre un impiego come accumulatore-ottimizzatore di energia, per quanto riguarda il vettore idrogeno.

Per l’accumulo e l’ottimizzazione dell’emissione di energia nella rete occorre che ci sia un coordinamento efficace in tutti i suoi nodi, che sono le celle a combustibile. In futuro tutti gli elettrodomestici – molti già oggi – saranno dotati di microcontroller, ovvero dei veri e propri processori, come quelli che fanno funzionare il vostro computer, i laptop, alcune periferiche e persino le moderne batterie dei portatili. Le celle a combustibile saranno dotate di software collegati via wireless a tutte le altre celle della rete, comunicheranno coi server delle centrali idroelettriche e a gas (magari idrogeno o biogas); saranno in grado di gestire la Lan locale composta da tutti gli elettrodomestici, computer, eccetera, presenti nella vostra casa o condominio, per non parlare dei pannelli fotovoltaici sul tetto. L’utente potrà interfacciarsi col sistema domestico attraverso un apposito browser. Si chiama HEW (Hidrogen Energy Web) una sorta di Worldwide Energy Web e si basa su un fenomeno ormai inarrestabile e – per il momento – libero e democratico: internet. Ecco assieme all’acqua un’altra risorsa la cui libertà va difesa a spada tratta; se non siete degli spiriti liberi o rivoluzionari, pensate al vostro portafoglio. A sostenere tutto questo è un ex consulente di Romano Prodi nell’Unione Europea: Jeremy Rifkin, che ha pubblicato uno studio interessante a proposito: Economia all’Idrogeno; di cui il Sole24 Ore consiglia caldamente la lettura:

«Un’opera da leggere e da far leggere, soprattutto ai propri figli».

Riccardo Varvelli, nel suo studio Le Energie del Futuro, fa eco a Rifkin, parlando di «socializzazione energetica». Cita Internet come modello:

«Socializzare le fonti energetiche vuol dire, come per il web, garantire a chiunque l’accesso al suo utilizzo … Chi pensasse di socializzare le fonti di petrolio riconoscerebbe presto che la sua è un’utopia».

Sempre Varvelli stima nel suo studio un guadagno minimo di 600 euro all’anno per l’utente, solo per il fotovoltaico; tenendo conto del suo pessimismo riguardo l’uso su vasta scala, in grado di competere con le energie fossili. Qui si torna inevitabilmente alla polemica di studiosi come Scheer, rivolta proprio – neanche tanto velatamente – allo studio Rifkin. Varvelli stesso, non ha mai fatto mistero di essere favorevole al nucleare, ed è un negazionista del picco del petrolio. Luca Mercalli, che pure non sarebbe certo d’accordo con Varvelli, liquida l’economia a idrogeno di Rifkin come «ancora lontana».

batteri ogmGreig Vender, luminare della genetica (è lui il primo ad aver mappato l’intero genoma umano) si sta dedicando ad una nuova sfida: produrre in laboratorio un batterio OGM mappando il genoma dei batteri, in modo da ottenerne uno in grado da sintetizzare l’idrogeno, rilasciandolo come prodotto di scarto, allo stesso modo in cui oggi si fa per sintetizzare il bioetanolo. C’è da aver fiducia nel suo lavoro, il quale renderebbe le celle a combustibile autosufficienti rispetto all’eolico ed al solare. L’idrogeno potrà in questo modo rifornire anche le auto, a prezzi notevolmente ridotti, promettendo una potenza decisamente più alta di quella dei motori a scoppio; si stanno già producendo auto dotate di celle a combustibile, i prezzi sono ancora alti, ma persino la Ford è ottimista, il che promette bene, infatti fu proprio Henry Ford il primo a produrre automobili a basso costo e a sostenere la diffusione dei primi distributori di benzina. Questa casa automobilistica ha annunciato l’inizio dell’era dei motori a idrogeno. Ammesso e non concesso, che anche loro non puntino ad un rilancio del nucleare per rendere questa utopia possibile.

Solare Termico e Fotovoltaico


Quel famigerato 2% di fabbisogno energetico che solare ed eolico soddisferebbero, non va rivalutato solo alla luce dal fatto che tale limite non è posto dalle potenzialità di queste tecnologie in sé, bensì dalla pigrizia nella ricerca di accumulatori economici in grado di ottimizzare l’erogazione irregolare di questo tipo di energia.

energia solareDel resto si è già parlato di come l’utilizzo di celle a combustibile Idrogeno, o il riutilizzo di laghi artificiali possa sopperire a questa mancanza. Bisogna tenere conto anche del fatto che gli stessi elettrodomestici vanno ripensati. Fino al 2007 questa tecnologia viene ancora vista con sufficienza:

«L’Italia sconta tuttora un ritardo incredibile e immotivato, che non trova alcun riscontro né nelle potenzialità climatiche né nella struttura residenziale».

Dal 2008 la situazione migliora un po’ sul versante degli investitori, per quanto riguarda il solare termico, mentre la politica continua a stagnare:

«Grandi gruppi italiani e stranieri … stanno ormai investendo notevoli capitali nel solare termico ed è doveroso, perciò, che il governo cambi rapidamente rotta, orientandosi verso lo scenario non più ambizioso, ma semplicemente più adatto alla massiccia diffusione del solare termico attualmente in corso nel nostro paese».

Hermann Scheer è ottimista auspicando una copertura del 100% essendo quello degli accumulatori un problema superabile con la ricerca. Parla in particolare di tecnologie solari stand-alone e stand-by, monitorate da un sistema informatico. Proprio come sostiene lo stesso Rifkin. Infatti vi possono essere tecnologie autonome dalla rete, come un laptop alimentato a batteria che a sua volta può mettersi in stand-by quando non viene usato. Questo può valere per molti altri strumenti della nostra vita quotidiana, specialmente in casa.

«Se solo le funzioni stand-alone e stand-by dovessero in futuro essere alimentate principalmente da pannelli solari la produzione di energia rinnovabile aumenterebbe probabilmente ben oltre il 10%».

stirlingbeta1Occorrerebbero delle apparecchiature standardizzate per il fotovoltaico, del resto i componenti hardware dei PC seguono tutti degli standard, mentre i prodotti proprietari hanno più difficoltà ad affermarsi nel mercato. Per quanto riguarda la questione degli accumulatori, o meglio dello stoccaggio dell’energia, ve ne esistono diversi tipi, tutti con pregi e difetti annessi: le batterie agli ioni di litio o ai polimeri; i super-condensatori; i volani; addirittura ad aria compressa; le celle a combustibile ed infine i collettori solari, come il motore Stirling.

Le radiazioni solari, malgrado il filtraggio dell’atmosfera terrestre, e tutto ciò che le leggi della termodinamica comportano, nel farne uso, conservano comunque una quantità di energia spendibile pari a 10’000 volte il consumo energetico mondiale. Il 30% della radiazione solare è respinta dalla stratosfera. Il 20% viene assorbito dall’atmosfera. Il 50% si trasforma in calore, che può essere sfruttato, pari a 1500 volte l’energia utilizzata in tutto il mondo con i combustibili fossili.3 Il premio Nobel Carlo Rubbia spiega:

«Considerato che la radiazione solare sia di [1000 Kw/h per mq] e che il rendimento dei materiali fotovoltaici sia del 10% … sarebbero necessari [in Italia] 2.500 Kmq di essi».

Secondo Sergio Pizzini, per un rendimento del 10% sarebbe necessaria un’area desertica di 800 Km per lato, pari a 640.000 Kmq, che basterebbe a coprire il fabbisogno energetico di tutto il pianeta. Chissà se le “democrazie” recentemente sorte nel Nord Africa potranno trasformare in realtà queste cifre. Loro creditori permettendo.

Luciano Burderi, docente di fisica delle alte energie partendo da queste basi ha formulato un piano energetico per la Sardegna sfruttando anche l’energia idrica fornita dal lago artificiale Omodeo, che fungerebbe da accumulatore per i periodi di scarso rendimento.

Le possibilità esistono già. Importante a questo punto è la distinzione tra solare propriamente detto e fotovoltaico.


Nel primo caso si tratta di usare la radiazione solare diretta; nel secondo di trasformarla attraverso celle di silicio in energia elettrica tradizionale. Differenza fondamentale per comprendere quanto stiamo per presentare.

Solar panel installationNel Regno Unito il 24% del fabbisogno energetico viene speso per scaldare l’acqua; il 5% per cucinare; il 13% per l’illuminazione; il 58% per riscaldare gli ambienti. Questo per quanto riguarda gli usi domestici. Stiamo parlando di elettrodomestici ottimizzati per un tipo di economia energetica legata ad una rete energetica che non contempla altro al di fuori dei combustibili fossili. Combinando a quanto precedentemente detto una tecnologia che possa sfruttare l’irradiazione solare, otterremmo una riduzione drastica del fabbisogno energetico domestico. Non si tratta di fantascienza ma di possibilità che sono già concrete. Ne elenchiamo alcuni esempi:

Attraverso collettori a pannello e un sistema di tubi sotto vuoto è possibile (oggi… non in un lontano futuro) scaldare l’acqua senza ricorrere ai tradizionali boiler. Certo che la luce solare non è sempre presente, ma questo è un problema tutt’al più per gli Eschimesi, non per chi vive alle normali latitudini. Non essendo prevista una nuova glaciazione, si suppone che si possa fare a meno della rete tradizionale per lunghi lassi di tempo, riducendo così a livelli ottimali il carico che le energie alternative impiegate nella rete, dovranno sopportare.

Gli helidon (simulatori solari) sono un sistema in grado di ottimizzare la radiazione solare, concentrandola, si basa su un tipo di tecnologia già nota agli antichi, come Archimede, per esempio. Idem dicasi per i collettori solari. Sfruttando gli stessi principi termodinamici che vengono impiegati nei frigoriferi, applicati all’aria, all’acqua e all’umidita, è possibile installare dei sistemi di aria condizionata ad energia solare. Si tratta di raffreddare (non riscaldare) gli ambienti!

Pareti trombe, vaporizzatori da tetto, roof pond (tetto ad acqua), raffreddamento solare attivo; sono tutte parole chiave di cui invitiamo all’approfondimento attraverso i motori di ricerca, altrimenti ci vorrebbe un libro a parte per approfondire l’argomento. Trattasi di tecnologie, di nuovi approcci all’Architettura, nuovi modi di pensare la casa tenendo conto delle potenzialità che la radiazione solare diretta può offrire, in questo caso, ad avere ambienti caldi d’inverno e freschi d’estate. Esistono già, non è Star Trek. Perché dovremmo sprecare l’energia dei pannelli fotovoltaici o dell’eolico, nell’alimentare scalda bagno e aria condizionata, se ho a disposizione metodi e tecnologie in grado di ridurre questo fabbisogno? Quel 2% di cui tanto parlano i detrattori delle energie rinnovabili, va quantomeno ridimensionato.

E’ possibile realizzare delle cucine ad energia solare: fornelli, piastre, friggitrici, eccetera. Gavin Harper, autore di diversi studi pubblicati anche da riviste autorevoli come Sciense, ha scritto diversi manuali su come produrre da sé questo tipo di tecnologie riciclando gli elettrodomestici tradizionali. Questo significa che non ci sono scuse riguardo ai costi, come nel caso degli accumulatori elettrici. Addirittura è possibile sfruttare la radiazione solare per distillare l’acqua, renderla cioè potabile. Immaginate cosa significherebbe questo per le popolazioni dell’Africa, per esempio. Esistono anche tecnologiè basate sul solare, in grado di eseguire il pompaggio idrico. Si auspica quindi un controllo popolare delle risorse idriche e dei consumi, strappandolo alle multinazionali dell’acqua.

effetto fotovoltaicoVeniamo adesso al fotovoltaico. Già nel 1839 Edmund Becquerelle parla di “effetto fotovoltaico”, nel 1883 Charles Fritts brevetta la prima “cella solare”. Dovremo aspettare gli anni ’30 per avere le prime celle al silicio, scoperte da un ricercatore dei laboratori Bell, Russell Ohl. Sarà la corsa allo spazio a dare concretezza a questi primi passi. Motivando i ricercatori di oggi. Le celle fotovoltaiche vanno a costituire moduli e pannelli; la struttura chimica dei cristalli di silicio è tale, che “drogandoli” con altre sostanze si ottengono i cosiddetti “transistor”, i quali formano i chip dei computer. Lo stesso principiò viene applicato utilizzando la luce solare. In modo da produrre corrente elettrica. Sono ancora costosi tenendo conto della rete tradizionale, occorre poi convertire l’energia prodotta da continua ad alternata. Per questo è sufficiente applicare un apposito “invertitore”. A dispetto dei costi, si può vendere il surplus di energia alla rete, infatti gran parte dell’energia prodotta non viene consumata nei normali usi domestici. Come abbiamo già detto, questo è possibile, normalizzando l’erogazione discontinua attraverso le celle a idrogeno, ed un unovo modo di pensare, tanto gli elettrodomestici, quanto l’archittettura delle nostre case.

Dispiace a questo punto scoprire che i pannelli fotovoltaici che oggi già in pochi cominciano a montare nei propri tetti, vengono dalla Cina, che ne è il massimo esportatore. L’Europa sta perdendo terreno nel campo del solare; siamo al paradosso: il 65% dell’energia cinese si produce con la combustione del carbone. Adesso delocalizziamo pure l’inquinamento! Questo perché evidentemente non si finanzia questo settore, di vitale importanza, anch’esso vittima della crisi cominciata nel 2008, della quale dovrebbe essere invece il giustiziere. Importante citare il monito del prof. Luigi Paganetto, ex presidente dell’Enea, prof. all’Università di Tor Vergata:

«Insomma, gli incentivi devono andare all’innovazione. Altrimenti stimoli solo l’industria che importa pannelli dalla Cina … La Nokia, in Finlandia, è nata con gli incentivi all’innovazione, non all’uso del telefonino».

Incoraggiante l’iniziativa delle Smart City, dove le tecnologie rinnovabili si uniscono alla ICT; in piena sintonia con le tesi di Rifkin. Genova è tra le 15 città candidate. Ci sono in mezzo finanziatori come IBM ed Enel. L’importante è che le politiche locali non si prostrino alle istanze delle multinazionali, vacendo valere la sovranità popolare. Il cittadino deve essere correttamente informato del suo ruolo di produttore oltre che di utente energetico; altrimenti si perde un’occasione d’oro. La stessa che persero i costruttori dei primi mulini a vento, ribellandosi al potere feudale dei mulini ad acqua. La Sardegna, in particolare la zona tra Cagliari e Pt. Torres è ad alto interesse per eolico, solare termico e fotovoltaico; senza contare le potenzialità del lago artificiale Omodeo come ottimizzatore del rilascio dei surplus nella rete. Quest’isola potrebbe diventare la prima smart nation, se solo ci fosse la volontà politica ed un popolo più sveglio e consapevole.

gretzelA questo proposito vale la pena citare diverse alternative possibili, a cominciare dalle celle solari fotochimiche. Dette anche Celle Gratzel, in onore del loro inventore. Per migliorare il rendimento sono in studio materiali alternativi e a basso costo rispetto al silicio, che sono costose, in quanto richiedono una grande pulizia dei suoi componenti, (è lo stesso problema che i produttori di computer hanno dovuto affrontare).

«E’ ciò che si sta facendo – scrive Varvelli – sostituendo il silicio con dei nanocristalli, utilizzando i polimeri, per la produzione di celle in plastica, eliminando il ricorso a materiali costosi … costruendo nanosuperfici ad alto assorbimento».

Il biossido di titanio può venire in nostro aiuto, infatti, spiega Harper:

«Non è una sostanza chimica rara né richiede un dispendioso processo di lavorazione: se ne produce una grande quantità ed è di uso comune».

Ovviamente ha le stesse qualità fotovoltaiche del silicio e ne occorre una quantità minima: 10g x mq e costa pochi centesimi. Come si lega questo col ripensamento dell’architettura? Tutto gira attorno ad un concetto: biomimetismo. Il biossido di titanio ha una grande capacità di assorbire luce ultravioletta. Funziona in modo analogo ai mitocondri. Quindi, prosegue Harper:

«Anziché spendere per tegole e celle solari, si possono costruire direttamente elementi di copertura».

Quali finestre utilizzate come pannelli, (la trasparenza non ostacola minimamente il processo). C’è un problema che impedisce tutt’oggi l’applicazione di questa tecnologia, legato al contenimento del liquido (il biossido di titanio) utilizzato, il quale è tossico se inalato: pensate a che pericoli si potrebbe incorrere rompendo un vetro. Difficile credere che adeguati investimenti sulla ricerca non portino a breve al superamento di questo ostacolo. Del resto quando Edison cominciò a produrre energia continua su scala industriale, vi era il problema apparentemente invalicabile dell’attenuazione dell’intensità di corrente sulle lunghe distanze, poi un giorno arrivò ai suoi laboratori un certo Nicola Tesla, il quale risolse il problema inventando la corrente alternata, applicando il fenomeno già noto ad Hertz della induzione elettrica. Incedibile a dirsi; Edison era scettico riguardo alla sua applicazione. Senza Hertz e Tesla oggi non potremmo avere i computer, né di conseguenza, conosceremmo le celle fotovoltaiche. Per ogni problema si aprono molte più porte di quante si possano immaginare. Porte molto remunerative. Affermare che con la cultura non si mangia, in quest’ottica, rivela tutta l’ignoranza e la miopia di chi preferisce investire sulle bombe.

E’ interessante segnalare, in conclusione, la possibilità anche in questo caso di utilizzare i batteri per la produzione di celle fotovoltaiche. Sfruttando gli stessi principi spiegati all’inizio di questo capitolo, per le biomasse.

Eolico


«Il vento è figlio della radiazione». L’alternanza tra caldo e freddo, dovuta alla rotazione terrestre, genera la radiazione terrestre, che assorbita dagli strati inferiori dell’atmosfera forma il condensato e quindi diviene radiazione celeste, infine abbiamo il vento. Senza il Sole non esisterebbe.

Dall’antica Persia attraverso gli arabi i primi mulini arrivano in Spagna nel corso del primo millennio. Bisogna attendere il 1887 per vedere il primo “aerogeneratore”, ad opera di Duc de La Peltrie, applicando l’invenzione della dinamo, di Zénabe-Theophile Gramme. Nel 1893 La Peltrie realizza il primo impianto eolico per la produzione di elettricità. Settant’anni dopo è la volta della prima centrale eolica a corrente alternata di Johannes Juul. Il boom di questa nuova tecnologia comincia nel 1991 con previsioni di sviluppo elevate. L’Europa ha il primato mondiale, costituendo il 70% dell’impiego.

Per saperne di più – Spegnete YouTube: Sloggatevi dalla sedia e andate in Biblioteca


biblioteca

Angela, Pinna, La Sfida del Secolo, Mondadori, 2006

Baracca, L’Italia al Nucleare? I costi, i rischi, le bugie, Jaca Book, 2008

Bartolazzi, Le Energie Rinnovabili, Hoepli, 2006

Dall’O’, Gamberale, Silvestrini, Manuale della Certificazione Energetica degli Edifici. Norme, procedure e strategie d’intervento, Edizioni Ambiente, 2008

Harper, L’Energia Solare e le sue applicazioni, Hoepli, 2007

Istituto Jager, Esigea, Biomassa, Biogas, 2006

L’Espresso, 27 Ottobre 2011

Legambiente, Ambiente Italia 2007. Rapporto annuale di Legambiente, Edizioni Ambiente, 2007

Legambiente, Ambiente Italia 2008. Rapporto annuale di Legambiente, Edizioni Ambiente, 2008

Maugeri, Con Tutta l’Energia Possibile. Tutto quello che è necessario sapere sui problemi e il futuro delle diverse fonti di energia, Sperling & Kupfer, 2008

Mercalli, Prepariamoci, Chiarelettere, 2011

Morati, ABC dell’Elettrotecnica e della Illuminazione, Hoepli, 1999

Rifkin, Economia all’Idrogeno, Mondadori, 2002

Scheer, Autonomia Energetica. Ecologia, tecnologia e sociologia delle risorse rinnovabili, Edizioni Ambiente, 1999

Sheer, Il Solare e l’Economia Globale. Energia rinnovabile per un futuro sostenibile, Edizioni Ambiente, 1999

The ISME Jurnal, A novel ecological role of the Firmicutes identified in thermophilic microbial fuel cells, 2008

Varvelli, Le Energie del Futuro. Carbone, nucleare o energie verdi? ETAS, 2008

Varvelli, Petrolio e Dopo? Contro le false tesi sulla fine dell’oro nero, ETAS, 2007

Veronesi, Bevan, Lovelock, Smil, De Michele, Schlapbach, Progettare l’Energia. La sfida delle fonti energetiche pulite, rinnovabili, sicure per l’uomo e l’ambiente, Sperling & Kupfer, 2008

Worldwatch Institute, State of the World 2007. Rapporto sullo stato del pianeta, Edizioni Ambiente, 2007

© Riproduzione Riservata

RelatedPost

Commenti

commenti

Precedente Sant Patricks Day - Perché lo Festeggiamo Successivo I Sogni nei Cani e nei Gatti - Anche a occhi aperti